
La strada verso le Comunità Energetiche
Cittadini, imprese o enti pubblici che si associano volontariamente per produrre e scambiare energia, partecipando alla gestione di impianti di produzione e rete di distribuzione: è lo scenario delineato dalle Comunità Energetiche, previste all’art. 22 dalla direttiva europea RED II (la 2018/2001, dedicata alla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili) che attende ancora di essere recepita in Italia, mentre sono numerose le iniziative partite in altri Paesi eurpoei. Si avrà, così, la concreta possibilità per gli edifici residenziali di installare un singolo sistema fotovoltaico e alimentare diversi appartamenti o ai cittadini di creare Comunità Energetiche locali autosufficienti.
Ad aprire la porte a questi nuovi modelli energetici è Decreto Milleproproghe, il provvedimento con cui annualmente il Governo cerca di risolvere alcune disposizioni urgenti. Il testo è in mano alla Camera dove le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio hanno approvato un emendamento espressamente dedicato all’autoconsumo da fonti rinnovabili.
Qualcosa inizia a muoversi, grazie a un’iniziativa di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico). Questa società, controllata dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) intende avviare un’analisi costi-benefici delle Comunità Energetiche dal punto di vista economico, ambientale, energetico e sociale, ed inoltre individuare le barriere (regolatorie, tecniche, normative, amministrative, ambientali, sociali, ecc.) che potrebbero limitarne lo sviluppo. Per farlo, RSE ha dunque individuato 5 progetti pilota selezionati sul territorio nazionale a fronte di 12 candidature pervenute: i proponenti chiamati a collaborare sono ACSM Primiero, TCVVV (Teleriscaldamento Cogenerativo Valtellina Valcamonica Valchiavenna), SEV (Unione Energia Alto Adige), Walden, Cedis e il Comune di Berchidda.